Di Alessandra Orabona
La pandemia mondiale ha stravolto il mondo del lavoro, soffocando alcune delle attività lavorative più tradizionali. Non si tratta solo delle nuove modalità in smart working ma di uno sconvolgimento ben più profondo. La situazione attuale, che al momento sembra drammatica, nel lungo termine è destinata a migliorare con cambiamenti irreversibili, che determineranno il dirottamento del mercato del lavoro verso nuove professioni che pochi anni fa sarebbero state impensabili.
Secondo il World Economic Forum, nei prossimi tre anni si creeranno ben 133 milioni di nuove opportunità occupazionali a livello globale, a fronte di 75 milioni di posti di lavoro destinati a scomparire. Solo in Italia, Unioncamere stima che ci sarà bisogno di 2,5 milioni di occupati in più.
I settori che stanno avendo un boom durante l’emergenza sono, oltre a quello farmaceutico e sanitario, quello degli interior designers, chiamati a riorganizzare gli spazi di uffici, scuole e locali per assicurare il distanziamento sociale, e quello della logistica, visto il notevole aumento delle spedizioni e delle consegne a domicilio. Senza considerare la forte richiesta di responsabili del tracciamento dei contagi, installatori di schermi protettivi, addetti alla misurazione della temperatura, alla sanificazione ed alla gestione di code.
Alcune agenzie del lavoro stanno proponendo corsi di formazione per le figure professionali inedite che stanno emergendo, come lo steward di spiaggia ed il COVID manager, che si occuperanno di monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione rispettivamente nei litorali balneari e nelle aziende.
In realtà, il Coronavirus ha accelerato un cambiamento già in atto, dovuto alla presa di assalto del sistema digitale in qualsiasi campo. Ed infatti, il primato per le principali occasioni occupazionali se lo aggiudicherà proprio il settore tecnologico con il 24%, soprattutto nel ramo della programmazione informatica e dell’intelligenza artificiale; al secondo posto, con il 19%, seguirà il mondo della trasformazione industriale, specialmente nella robotica, nella logistica e nei trasporti; infine, il settore sanitario con il 14%.
È proprio il caso di dire che nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Perciò, i giovani devono essere pronti, curiosi e instancabili di imparare cose nuove, mai viste e a volte lontane dal background di partenza, coltivando le proprie competenze trasversali e la propria attitudine al lavoro. La capacità di adattamento, l’apertura mentale e la resilienza sono skill indispensabili per entrare e avere successo nel mondo del lavoro, più che mai in questo contesto storico.